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blog ufficiale di Carlo Alvino

Maradona rinuncia a Lavezzi per i mondiali

“Aspetterò in strada la vittoria dell’Argentina con i miei concittadini, a Rosario, con tutti i tifosi”. Qualche ora prima della consegna ufficiale della lista di Maradona, Pocho Lavezzi annusava già l’aria di esclusione. Ci aveva sperato fino alla fine, aveva dato l’anima in campo col Napoli affinchè Maradona gli conservasse un posticino. Invece il Ct della Seleccion ha scelto Martin Palermo, l’uomo che gli aveva regalato la qualificazione al Mondiale. Intanto a Napoli, si guarda al

Scritto da carlo alvino giovedì, 20 mag 2010 nella categoria Calcio, Tg9 - Nessun commento -

Maradona al San Carlo, parla Roberto De Simone

Roberto De Simone parla in anteprima della sua Cantata “Litanie per la scandalosa e la magnifica”. Un lavoro che andrà in scena al Massimo napoletano il 5 e 6 giugno. Il progetto è stato commissionato dal Napoli Teatro Festival Italia ed è uno dei titoli più attesi della terza edizione, dal 4 al 27 giugno.
di GIANNI VALENTINO

maradonaDiego Armando Maradona è felice perché ha saputo che il maestro Roberto De Simone ha preparato una Cantata in suo onore. “Una Cantata non celebrativa ma rappresentativa”, spiega l’etnomusicologo e compositore, che andrà in scena il 5 e il 6 giugno al teatro San Carlo. È uno degli eventi più attesi della terza edizione del Napoli Teatro Festival Italia.

“Litanie per la scandalosa e la magnifica-Inno a Iside”, questo il titolo completo, nasce, dice De Simone, “per raccontare il Maradona virtuoso e il suo rapporto con la gente. Lo spunto viene dalle mie ricerche nella musica popolare. C’è un canto su tamburo della tradizione, del quale ho raccolto varianti vesuviane, irpine e cilentane: si parla di una donna che presenta attributi femminili e maschili. Simbolicamente in bilico tra bene e male. È vergine e prostituta, così si presta a raccontare la storia di Maradona, che mi ha telefonato dicendo di non poter intervenire al San Carlo (Maradona deve risolvere gravi problemi con il fisco italiano, ndr) ma esprimendo la sua gioia per il mio progetto. Dovrò ricordarmi di mandargli una registrazione della messinscena…”.

Sono lontane le polemiche tra De Simone e la rassegna, addirittura il maestro nega ci siano mai state. Aggiunge un chiarimento: “Il Teatro Festival non è mica il Mercadante, figlio del clientelismo bassoliniano. Per quanto ne so, anche nel ricevere i finanziamenti è autonomo dal potere”. La narrazione stilizzata di De Simone sarà divisa in due tempi: nel primo (30 minuti), i 50 orchestrali del San Carlo e un violinista solista eseguiranno il Concerto per violino e orchestra di Niccolò Paganini “per sottolineare il virtuosismo demoniaco del Pibe. So che su uno schermo gigante verranno proiettati i suoi gol più belli ma non mi preoccupo di conoscere quali. Io non scrivo musica di commento, perciò la composizione sarà indipendente dalle immagini.

Nel secondo (25 minuti), la Cantata vede la presenza dell’Orchestra, del Coro (80 artisti) e di 16 vocalisti, i cui due solisti sono Antonella Morea e Lello Converso, che hanno un’impostazione naturale, non lirica. Io non ho mai visto Maradona allo stadio, ho ammirato le sue spericolate esibizioni solo in tv ma mi è bastato per capire che il suo arrivo in città e il suo gioco hanno tutte le caratteristiche per osservarlo come un eroe mitico nel quale il ceto più popolare si è sentito riscattato. La ritualità dell’andare allo stadio come in pellegrinaggio era la perfetta simbiosi tra lui e il popolo di emarginati dallo Stato, che spesso finisce nell’arte di arrangiarsi o nella camorra. A me non interessano l’uomo Diego, i suoi eccessi o le sue amicizie. Voglio raccontare il Maradona prestigiatore. Come in una sorta di antica macriata, quando si svergognavano le persone con le canzoni, o lanciando contro le case pietre e sterco, in questa Cantata convivono momenti lirici e altri dedicati ad argomenti collettivi. Non so se lo spettacolo avrà una tournée poiché è commissionato direttamente dal festival, ma che importa. Ora preparo la prossima apertura lirica del San Carlo, con “L’Olimpiade” di Giovanni Battista Pergolesi, di cui quest’anno ricorrono i trecento anni della nascita. Ne ho curato revisione e invenzione dello spettacolo. Infine l’editore Squilibri e l’Accademia di Santa Cecilia pubblicheranno sette album che riassumono la mia attività di musicologo. Proposi il progetto alla Regione Campania: mai ricevuto risposta” .

Scritto da carlo alvino sabato, 15 mag 2010 nella categoria Calcio, spettacolo - Nessun commento -

Messi come Maradona? Paragone blasfemo!

L’inorridente refrain del dopo Barcellona-Arsenal è che Lionel Messi sia in qualche misura confrontabile al Sommo. Con tutto il rispetto stiamo parlando di un calciatore straordinario, forse attualmente del migliore al mondo. Ma pur sempre di un calciatore. Quando si parla del Diego entriamo nell’ambito delle semidivinità. Insomma, tutta un’altra categoria.
Chi li paragona dimostra chiaramente di non aver mai visto il Maradona che hanno visto i napoletani. Nemmeno in Argentina c’è qualcuno disposto ad osare così tanto, nemmeno lo stesso Messi.
La pulce rientra appieno nella categoria dei grandissimi calciatori, e può entrare a far parte di una schiera di giocatori che hanno fatto la storia del calcio, quali Van Basten, Pelè, Platini, eccetera. Al di sopra di questi vi è una categoria a parte, quella dei Maradona, a cui appartiene un unico, ed inimitabile, elemento. Altri non possono farne parte nè mai ne faranno. Attualmente Messi è un giocatore una spanna sopra gli altri ‘contemporanei’. Poi, se un giorno dovesse vincere un Mondiale da solo, e non con 10 veri compagni di squadra come l’Argentina di quest’anno…ricordiamoci dei vari Brown, Olarticoechea…Maradona ha fatto diventare questa gente campione del mondo. Poi, nel ‘90, ha portato una Seleccion forse addirittura peggiore sino alla finale. Al di là forse di un Valdano, o al limite di un Burruchaga, il Pibe non ha avuto altro supporto che la sua infinita classe. Quell’Argentina non aveva un difensore degno di chiamarsi tale, oggi con Messi ci sono i Milito, i Samuel, i Tevez.
Maradona nella sua storia non ricordo averlo mai visto sbagliare uno stop. Messi ne ha sbagliato qualcuno anche in una serata felice come quella di ieri. E poi, proviamo ad immaginare Maradona con gli attuali altri dieci del Barcellona: ne avrebbe fatti 44, non solo 4! L’anno scorso nella doppia semifinale col Chelsea è stato letteralmente impalpabile, con la nazionale sinora non è mai stato decisivo, mentre quando uno è campione lo è sempre, soprattutto nei momenti topici. Quindi, andiamoci piano. Quando ci sarà una corrente filosofica, un “Te Diegum” direttamento ispirato a lui potremo iniziare a discuterne.
Del resto tutti i paragoni fra giocatori di epoche diverse sono relativi, stiamo parlando di un modo di intendere il calcio differente, si possono affiancare solo calciatori che hanno militato nella stessa decade e magari nello stesso campionato. Avrei voluto vedere un Messi francobollato da Trapattoni come fece con Pelè in un famoso Milan-Santos in cui gettò la maglia addosso al Trap, stremato dal trattamento ‘di favore’ riservatogli dall’allora mediano rossonero. O da un Claudio Gentile come accadde ad un giovanissimo Diego al Mondiale del 1982.
Anche gli inglesi del Times lo hanno recentemente riconosciuto quale l’Inarrivabile per antonomasia, il Più Grande. Messi è uno dei più forti comuni mortali al mondo, ma un mortale. Chi dice che vale il Pibe ha visto quest’ultimo solo in VHS. E’ vero, Messi ricorda maggiormente il calcio di vent’anni fa, ed è un elemento in controtendenza con un calcio tutto improntato sulla fisicità. Ma ce ne sono anche altri di oggi appena inferiori, personalmente Rooney mi piace tantissimo. Puntualizzando una differenza fondamentale: lo stampino con cui è stato generato Maradona è stato gettato ed è introvabile. Nemmeno tra migliaia di anni si potrà parlare di un calciatore capace di affiancare Diego. Nè Messi nè nessun altro hanno origini divine.
Insomma, il paragone è davvero improponibile, e per me resta blasfemo!

Scritto da carlo alvino mercoledì, 7 apr 2010 nella categoria Calcio - 6 commenti -

Napoli-Juventus: stasera si mette la freccia!

Napoli-Juventus è, per ogni napoletano che si rispetti, la madre di tutte le partite. Prima dell’avvento dell’era Maradona era quasi impensabile vincere contro i bianconeri. Specialmente attorno agli anni ‘70, è arrivata anche qualche sonora bastonatura. Poi vennero giornate come il 5 novembre 1986, con la punizione impossibile di Diego, autore in quel frangente di uno dei gol più belli della storia.
Via Maradona, si è spenta la luce: ed il buio pesto è proseguito sino al ritorno in A. Da quel momento al San Paolo abbiamo conseguito due vittorie consecutive. L’auspicio è di mantenere fede a questo trend. Da Maradona a Lavezzi: l’esperimento visto a Milano, col Pocho prima punta, è andato bene, ed è evidente che Lavezzi stia tornando davvero grande, che è in ottime condizione fisiche e che l’infortunio è oramai alle spalle. Per quanto mi stuzzica l’idea di poterlo vedere in un tridente puro.
Bisogna comunque diffidare dalle vigilie comode: quando partiamo coi favori del pronostico, puntualmente scivoliamo sulle bucce di banana. Quando ci danno per spacciati, invece, tiriamo fuori delle belle prestazioni. La Juve è come un serpente: se non le schiacci la testa non muore.
Ma la Storia ci insegna che ogni volta che si è battuto i bianconeri si è raggiunto qualche obiettivo importante. Batterli poi sia all’andata che al ritorno, come accaduto nell’86/87, la stagione del primo scudetto…
Vincere stasera influirebbe positivamente su tutto il finale di stagione. Si realizzerebbe il sorpasso nei confronti della Juventus, che nonostante tutto resta il vero avversario per la corsa al sogno Champions. Sorpasso e non aggancio, è bene precisarlo, perchè in caso di vittoria azzurra, agganciando la Juventus in classifica, nei fatti la si sorpasserebbe, in virtù degli scontri diretti che, a pari punti, assegnerebbero al Napoli e non ai bianconeri la preziosa quarta piazza.
Il Palermo ha un ottimo organico, ma così come la Sampdoria non reggerà alla distanza. La Fiorentina era rinata, ma ieri ha perso a Catania e detto definitivamente addio al quarto posto. I risultati di ieri conferiscono a chi si aggiudica la partita di oggi la consapevolezza di concorrere concretamente per l’Europa che conta. E domenica al San Paolo c’è un Catania già salvo e poco affamato di punti.
Bisogna crederci. Anche perchè dopo due vittorie in notturna al San Paolo con la Juve arriva il terzo posticipo serale. E non c’è due senza tre….

Milan-Napoli: dal Meazza parte la svolta

Domenica andiamo in un campo maledetto, storicamente ostico, laddove sono giunte sonore sconfitte per il Napoli. Con o senza Maradona, nel periodo del Milan di Sacchi dal San Siro siamo usciti con memorabili paliatoni a carico. Quindi di ricordi positivi di Milano ce ne sono pochi: fra questi, una delle primissime uscite italiane del Pibe, che suggellò con una pregevole pennellata dal limite dell'area l'ultimo successo corsaro del Napoli, giunto 24 anni. Ma bisogna crederci. Innanzitutto per la legge dei grandi numeri. Dopo i 23 attesi per Torino, questo è l'anno (continua...)

Scritto da carlo alvino venerdì, 19 mar 2010 nella categoria Calcio - 7 commenti -

La storia ha scelto una data: 10 maggio 1987

Ricordo uno striscione della curva B: “La storia ha scelto una data. 10 maggio 1987″.

Al di là della partita in sè, e dell’aspetto sportivo in generale, di quella giornata la cosa che resterà indelebile nella mia memoria è l’incredibile partecipazione da parte dei napoletani: la squadra partiva in pullman dal centro Paradiso di Soccavo per lo stadio San Paolo. Intercorrono circa tre chilometri e mezzo da Soccavo a Fuorigrotta.

Ebbene il Napoli ha attraversato questo percorso in cui non c’era neppure un metro senza un tifoso del Napoli provvisto di sciarpa e bandiera. Una folla immensa ha accompagnato la squadra nel suo tragitto per il San Paolo, una cosa mai più vista e ripetuta se non in occasione del secondo scudetto.
Quel pubblico straordinario, quella partecipazione, quel senso di festa, senza necessità di un cordone di polizia…era la gente ad accompagnare e scortare letteralmente i giocatori, che hanno vissuto probabilmente anch’essi un’emozione che non hanno mai più provato.

Io ho avuto la fortuna di effettuare quel percorso assieme agli azzurri, ero a Soccavo assieme ad altri colleghi della televisione, ed ebbi da Maradona stesso la possibilità di salire su quel pullman con la telecamera. Quel tragitto… avremo impiegato oltre due ore a percorrerlo, lunghissimo ma emozionante: niente gesti scomposti, solo manifestazioni di gioia, sorrisi e festeggiamenti. C’era un sentimento diffuso: la consapevolezza di vivere un momento storico. La città, tutta Napoli, abbracciava il Napoli!

Oggi quella ‘esclusiva’ assoluta sarebbe impossibile da ottenere, l’avrebbero venduta a peso d’oro a Sky, Mediaset o quant’altro. E’ venuto meno nel tempo il rapporto umano, la possibilità di stabilire un legame al di là di un accordo economico che rende tutto più freddo.

Ricordo che, a partita ampiamente terminata, l’ultimo a lasciare lo stadio fu proprio Maradona con cui ci intrattenemmo lontani da occhi indiscreti. Eravamo io e lui su di una panchina, mentre mi raccontava che dedicava quel successo storico alla madre.

Proprio lui, il più grande, era anche quello più consapevole di tutti che la storia, quel 10 maggio 1987, era stata riscritta!

E, a tal proposito, ricordo uno striscione della curva B: “La storia ha scelto una data. 10 maggio 1987″.

AMARCORD: NAPOLI-FIORENTINA 1-1 (‘87), CAMPIONI D’ITALIA

NAPOLI-FIORENTINA, ALVINO: “FARO’ L’IMPOSSIBILE PER SCACCIARE I GUFI

Alvino: “Prova TV? No al Grande Fratello in campo”

Una soluzione possibile, in special modo dopo episodi come quelli di Bayern-Fiorentina, porrebbe fine a tali polemiche? Il giornalista di Canale9 non si esprime in maniera favorevole verso l’utilizzo della tecnologia per sancire decisioni arbitrali: “Credo che questa svolta non accadrà mai. Il calcio è bello anche perchè facciamo dietrologia, perchè ci fa discutere, fa animare le chiacchiere. La prova tv sarebbe la morte del calcio. Il caso eclatante per antonomasia è quello di Francia-Irlanda, ieri non c’era malafede, ma un errato posizionamento da parte del segnalinee. Lo stesso Blatter, presidente FIFA, si è sempre dichiarato contrario. Il supporto tecnico può essere d’aiuto, ma trovare la formula adatta per utilizzarlo in tempo reale è non difficile, ma impossibile per l’immediatezza propria di uno sport come il calcio. Eppoi, per esempio, la ‘mano de dios’ oggi non esisterebbe come momento bellissimo della storia del calcio. Che ha attinto anche da grandi furbate“.

Allora perchè lamentarsi? “Innanzitutto per rigettare la teoria del complotto, avendo allo stesso tempo gli occhi aperti e sposare la teoria napoletana del ‘cca nisciuno è fesso‘. Il Napoli deve vigilare, e dimostrerà sul campo di essere più forti di avversari ed avversità. Chi decide in un caso come Udinese-Napoli se Maggio ha simulato o no? Se riguardando le immagini lo ammonisce lo stesso? Un mezzo tv non può decidere l’andamento di un match. Una gara durerebbe 20 ore per valutare rigori, falli di mano eccetera. No al Grande Fratello nelle partite di calcio“. (9online.it, tratto da SportMagazine)

BAYERN-FIORENTINA: KLOSE REALIZZA IL 2-1 IN NETTISSIMO FUORIGIOCO

MANO DE DIOS: MARADONA SEGNA DI MANO IN INGHILTERRA-ARGENTINA (MEXICO ‘86)

HENRY, ASSIST DI MANO NEL CORSO di FRANCIA-IRLANDA


Valdano racconta Maradona

In Messico, durante il Mondiale del 1986, Maradona vinse una scommessa contro di me. Dopo gli allenamenti di solito ci fermavamo in campo, seduti a terra, a scambiare due parole per ammazzare il tempo, che durante i ritiri non passa mai. Le chiacchierate non avevano nulla di straordinario tranne la presenza di Diego che, come sempre, suscitava l’interesse di tutti. Una di quelle mattine egli si fermò a guardare languidamente i giornalisti che ci aspettavano (aspettavano soprattutto lui) e disse un po’ svogliato:

«Guardali…»

«Sono tutti ai tuoi piedi, ti adorano» gli risposi, tanto per dire qualcosa.

«A nessuno di loro piace il calcio» proseguì.

Per alimentare la conversazione scelsi di passare dall’altro lato del ring.

«Non è vero. Possiamo discutere di quanto ne capiscano, ma, se parliamo di piacere, il calcio piace a tutti.»

«Scommettiamo che non è così?»

«E come facciamo a verificarlo?» risposi con un’altra domanda.

Immaginò un metodo che attirò la mia attenzione per l’originalità e che mi parve accettabile come prova quasi scientifica. Si trattava di far cadere un pallone in mezzo a quello sciame di giornalisti. Se ce lo avessero restituito con i piedi, avrei vinto io, se invece avessero usato le mani avrebbe vinto lui. Accettai la scommessa.

Diego si alzò lentamente, prese un pallone e con la precisione incredibile che possiede e che, non so perché, mi ha fatto sempre sorridere, lo lanciò in mezzo al gruppo di reporter. Ci fu una gran confusione, come in un formicaio calpestato, un tira e molla nel quale ebbe la meglio il più deciso che, dopo aver fatto tre o quattro rapidi passi per mettere in chiaro chi aveva vinto la contesa, ci restituì il pallone con entrambi le mani, battendo una specie di fallo laterale.

Tentai di difendermi in qualche modo:

«Poveraccio. Magari si è vergognato di dartelo con il piede perché sei Maradona.»

Ma Diego aveva previsto la mia obiezione:

«Se mi trovo a una festa in casa del presidente della Repubblica, con lo smoking addosso, e mi lanciano un pallone sporco di fango, io lo stoppo di petto e lo restituisco come Dio comanda.»

Dio comanda di restituirla con i piedi, suppongo. Mi spiace, signori giornalisti, ma non scommetterò più su di voi.




1 commento:

  1. FURTO A MANO ARMATA A FIRENZE: LADRIIIII VERGOGNATEVI. MA NONOSTANTE PAGATE GLI ARBITRI LA JUVE VINCERA' LO STESSO PER MERITO COME SEMPRE

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